Il bullismo è considerato un problema sociale molto rilevante, bisognoso, secondo alcuni, di una risposta istituzionale forte, di tipo repressivo.
In questo saggio si cerca di spiegare perché la scelta di criminalizzazione non sia necessaria (né opportuna) e quanto più importante sia, invece, un approccio al bullismo di tipo sistemico-relazionale, contestuale, diverso dalla logica semplicistica e simbolica della mera penalizzazione.
La creazione del reato di “bullismo” costituisce, infatti, una semplificazione del problema, che non tiene conto della sua espressione gruppale.
È proprio la presenza del gruppo, infatti, a costituire il tratto tipico del fenomeno, sia perché il bullo, per adempiere appieno al suo ruolo, necessita del gruppo, sia perché la rilevanza sociale del bullismo deriva dal fatto che le azioni prevaricatorie sono tenute in gruppo, da chi guarda all’immagine di sé, nel rapporto con l’ambiente. Diviene necessario, allora, incidere sul gruppo, con un approccio sistemico-contestuale e multi-fattoriale. Dal punto di vista penalistico, lo strumento della messa alla prova appare particolarmente utile in tal senso.