Fino al febbraio 2020 l’overtourism produceva nelle città d’arte esternalità negative a fatica tollerate (sovraffollamento; inquinamento; fuga dei residenti dai centri storici). La pandemia ha interrotto i flussi turistici e concentrato gli sforzi sull’urgenza della ripresa.
Questa pausa fornisce l’occasione per programmare la sola via di uscita possibile: mettere in campo ogni misura utile per la promozione di un turismo sostenibile. Le misure fiscali devono essere sinergiche con altri interventi: ad esempio strumenti di governo del territorio; di regolamentazione urbanistica e di disciplina delle attività ricettive per evitare forme di concorrenza sleale.
Su questo humus dovrebbero innestarsi interventi fiscali quali l’applicazione della tassa di soggiorno – o misure equivalenti – al turismo “mordi e fuggi”, agevolazioni per i visitatori che soggiornano più a lungo, tassazione delle piattaforme che traggono guadagno dall’intermediazione di alloggi siti nelle città d’arte, incentivi per chi investe in attività economiche di vicinato o ristruttura immobili per abitarvi.
Indispensabile, infine, una cabina di regia per coordinare le competenze multilivello coinvolte nella politica del turismo.