Se è vero che la globalizzazione ha portato a enormi vantaggi in termini di libertà di movimento, scambio, pensiero, è anche vero che ha contribuito ad accrescere vulnerabilità e precariati, dando vita a nuovi bisogni, povertà e disuguaglianze.
Le forti pressioni generate da questo movimento – unite all’avanzare della crisi economica e in ultimo della crisi pandemica – hanno di fatto messo in discussione il modello originario del Welfare State.
Dunque dinanzi a un mondo sempre più aperto e a confini sempre più incerti si rende necessaria l’attenzione ai bisogni specifici, localizzati in aree ben determinate, nelle comunità come il quartiere, il piccolo borgo, la comunità montana o isolana.
Il volume punta la sua lente sulle tappe e sulle sfide di questo percorso in fieri da un welfare nazionale e istituzionale a uno generato direttamente sul territorio, in cui l’allargamento decisionale e le forme di partecipazione sono alla base di una progettazione che parte dal basso come espressione diretta dei bisogni della comunità e prossima a tutti i componenti di una singola collettività.