Nelle Facoltà di Giurisprudenza di un tempo i manuali consigliati erano al più uno o due per materia (per esempio Trabucchi e Torrente per diritto privato, Mortati per diritto pubblico, Sandulli per diritto amministrativo): veri e propri classici che di fatto oscuravano le altre iniziative editoriali e su cui studiavano generazioni e generazioni di studenti, sì da formare anche una sorta di idem sentire giuridico. Oggi non è più così per una serie di ragioni che vanno dal moltiplicarsi delle Università e delle cattedre alla naturale propensione dei docenti di personalizzare e solidificare i propri corsi non tramite mere dispense, dalla fine o comunque dal rarefarsi di scuole egemoni all’affermarsi anche in sede di proposte culturali del principio della massima concorrenzialità, dalla tumultuosità e dalla dispersività della legislazione e dalle continue innovazioni giurisprudenziali alla “invasione” di norme europee e internazionali.