Fantastic Voyage coinvolge il lettore in una innovativa riflessione sulla parte speciale del diritto penale.
Il “viaggio fantastico” inizia con la discesa nell’infinitesimo della parola “speciale”, nelle cui radici etimologiche viene scoperto un sorprendente passaggio che lega diritto e visualità.
La “scoperta” di tale collegamento porta a rivisitare la parte speciale del diritto penale, immaginandola come una sorta di “paese del male” dove vivono le immagini visibili dell’ingiusto: sono le fattispecie criminose (omicidio, furto, violenza sessuale etc.).
Durante le successive tappe del viaggio, si giunge a comprendere, anche tramite il riferimento alle arti figurative, l’importanza della visualità nella genesi e definizione dei reati.
Quello tra diritto e visualità è tuttavia un rapporto in crisi, dal momento che, nella realtà contemporanea, è sempre più difficile descrivere i reati in modo iconografico. Dopo aver esaminato sia le potenzialità digitali della tecnica legislativa, sia le promesse comunicative dell’intelligenza artificiale, Fantastic Voyage termina con la visione ottimistica di un orizzonte ove è ancora possibile descrivere i reati utilizzando le risorse creative dell’ immaginazione.