Per la prima volta nella storia una nuova classe di governo "europea" ricopre posizioni di vertice, nei rispettivi Stati membri o nelle istituzioni comunitarie. Per un incredibile paradosso, questa generazione, che più di tutte ha vissuto l’esperienza europea da dentro e che più di tutte ne conosce potenzialità e lati positivi, è però di fronte alla possibilità di cambiare davvero le cose nel momento in cui l’Europa è devastata da una doppia, tragica crisi. Quella esterna, legata alla minaccia dei terroristi – che si rendono conto, forse ancor meglio di noi, di quanto già sia concreta e reale la nostra unione di libertà, di valori e di opportunità –, e quella interna, meno visibile e cruenta, ma non per questo meno insidiosa, rappresentata da una tragica crisi di fiducia dei cittadini e dalla sfida neo-nazionalista. La nuova generazione al potere non è chiamata a un esercizio di ordinaria amministrazione: di fronte agli strappi e alle incertezze del futuro, ha il dovere di ridisegnare il corso dell’Europa, dimostrando il coraggio di chi accetta la sfida e la responsabilità che questo comporta. È questo il senso più profondo del nuovo impegno: costruire una politica transnazionale nella quale una generazione cresciuta europea si troverà finalmente a casa.