Questa ultima edizione è la sesta di un’opera alla quale ho posto inizialmente mano sintetizzando drasticamente quanto avevo detto nelle lezioni tenute alla Facoltà di Giurisprudenza della “Sapienza” nell’anno accademico 1986-87, raccolte da Enrico Gabrielli ed Enrico del Prato, allora giovani allievi e da tempo autorevoli colleghi. La prima edizione dell’opera, pubblicata nel 1990, non conteneva, per la sua iniziale natura, riferimenti di dottrina e di giurisprudenza. Nella seconda edizione, pubblicata nell’anno 2000, l’opera ha cambiato natura, sia per la considerazione della dottrina e della giurisprudenza sia per la scelta espositiva di trattare in note una serie di questioni specifiche, nell’intento di preservare la sintetica linearità del testo. Ho mantenuto questa linea nelle edizioni successive, a partire dalla terza, pubblicata nel 2010, nella quale ho dovuto tener conto di un significativo incremento della produzione dottrinale, che ho trovato, nella prefazione al volume, “di pregio ineguale ma di mole imponente”. Ho cercato di mantenerla nelle successive edizioni del 2014 e del 2019 e in quella che in questo anno vede la luce. Nell’edizione che l’ha preceduta ho ritenuto peraltro, a fronte dell’acceso dibattito sul metodo che ha agitato ed agita (anche) la dottrina civilistica, di non potermi sottrarre ulteriormente all’esigenza di motivare una scelta di campo che emergeva dall’impostazione data all’opera all’inizio e mantenuta in seguito. Da qui la trattazione, nella precedente edizione, di problematiche generali, finalizzata a dare ragione delle scelte di metodo. Il successivo dibattito su queste problematiche non ha scosso le mie convinzioni ma, come emergerà da quanto ho aggiunto al riguardo nella nuova edizione, è valso a confermarle.