Larga parte della popolazione mondiale è ormai stabilmente online. Chiunque abbia un device e una connessione può condividere dati e informazioni in maniera sostanzialmente istantanea con un insieme indeterminato di persone in qualsiasi luogo esse si trovino. Si sta determinando un nuovo modo di vivere, proiettato sempre più radicalmente nella dimensione del cosiddetto cyberspace. Ma, insieme alle mille luci con cui la digitalizzazione stupisce e abbaglia l’essere umano, molte sono le ombre che si profilano nel possibile uso scorretto, illecito o ingiusto delle nuove tecnologie. In questa prospettiva, il Volume tenta di proporre una galleria di ombre: alcune connotate da bordi nettissimi (come i reati “necessariamente” informatici previsti nel nostro ordinamento), altre dai contorni più sfumati e quindi anche più difficili da inquadrare (dal cyberstalking alle fake news, dalle violazioni della privacy ai discorsi d’odio in rete, dalla sextortion al cyberbullismo, dal riciclaggio cibernetico ai ransomware). Le ombre più oscure, sia per gravità sia per difficoltà di lettura, riguardano la guerra (che è sempre più spesso cyberwar) e il terrorismo (che si avvale in mille modi diversi delle risorse offerte dal web). Ma c’è anche qualche spiraglio di luce: la cybersecurity e l’informatica forense, due campi di ricerca la cui rilevanza strategica è destinata a farsi sempre più forte.