La disciplina della trasparenza bancaria ha subito profonde modifiche a seguito della sua prima positivizzazione.
La materia, inizialmente disciplinata da varie leggi speciali e da iniziative di autoregolamentazione, è successivamente confluita all’interno del Tub ove le è stata riconosciuta una propria autonomia.
Agli interventi del legislatore nazionale hanno fatto seguito quelli del legislatore europeo (PSD; CCD; MCD; PAD) che, recando autonome discipline, hanno ulteriormente frammentato un quadro normativo già non uniformemente regolamentato.
A livello di normativa secondaria, la disciplina sulla trasparenza è stata arricchita con le previsioni in materia di requisiti organizzativi.
Con il provvedimento di Banca d’Italia del 2009 sono state introdotte regole sulle procedure interne, da ultimo integrate nel 2019 con le regole in tema di governo e controllo sui prodotti bancari (Product Oversight Governance – POG).
Alla complessità del quadro legislativo attuale si aggiunge la digitalizzazione dei prodotti e servizi bancari che, se da un lato rappresenta uno strumento di inclusione finanziaria e di velocizzazione dell’offerta di prodotti e servizi, dall’altro può ingenerare nuove e gravi lacune nella tutela dei risparmiatori.
I riferimenti normativi inerenti agli obblighi informativi sono numerosi nelle discipline richiamate. Ragion per cui obiettivo del presente contributo è analizzare, sulla scorta della behavioural economics e della consumer neuroscience, l’effettiva funzionalità della normativa sulla trasparenza alla tutela della parte del “consumatore” bancario.