Il 14 dicembre del 2008 iniziavano i servizi di Alta Velocità ferroviaria sulla linea Torino-Salerno, oggi, a dieci anni di distanza, è possibile affermare che l'Alta Velocità ferroviaria è stata la più importante innovazione nel sistema trasporti italiano negli ultimi decenni, così come lo furono le autostrade negli anni '60 e '70.
I servizi ferroviari di Alta Velocità, li chiameremo TAV, sono percepiti e utilizzati dai viaggiatori in modo diverso dagli altri servizi ferroviari di media e lunga percorrenza; sono utilizzati per diversi motivi: pendolarismo, affari, turismo, ecc. è ormai chiaro che il servizio TAV, non è solo un'alta velocità commerciale (che a sua volta è diversa dalla velocità massima), ma è un mix unico di tempi di percorrenza più brevi, collegamenti centro-centro, prezzi e tariffe differenziati e più vicini alle esigenze di chi viaggia, comfort a bordo e in stazione, possibilità di utilizzo del tempo a bordo, cui si aggiunge la percezione immediata di materiale rotabile nuovo.
Un vero e proprio brand. Dopo 10 anni è doverosa una analisi approfondita degli effetti e dei benefici di questa straordinaria innovazione, ed è altrettanto doveroso valutare lo stato di sviluppo del progetto e i rischi di non completare il sistema, creando così un Paese a due velocità.
Un rischio ancor più grave se comportasse l'uscita dal progetto strategico che si è data l'Unione europea. Lo stesso vale per le merci dove le reti TEN definiscono lo spazio europeo nel quale, su percorrenze superiori ai 300 chilometri, il 30% del trasporto di merci su strada entro il 2030 ed il 50% entro il 2050, dovrà viaggiare su ferrovia con treni TEM (Treno Merci Europeo).
Completare la rete TAV e connetterle alle reti europee è quindi un grande progetto per il Paese che deriva da una visione di una mobilità equa e sostenibile.
Un progetto nel quale l'analisi economica può dare un contributo sulle singole scelte progettuali, non certamente sulla visione complessiva che rimane una scelta strategica di tutto il Paese.