Il Diritto internazionale dello sviluppo è da sempre un diritto contestato che guarda al cambiamento senza poterlo realizzare per la semplice ragione che le rivoluzioni non si fanno con il diritto.
Eppure, la curiosità intellettuale che lo anima e il suo nascere da situazioni di dominio, sfruttamento e discriminazione lo rendono uno strumento utile ad affrontare le principali dicotomie concettuali e giuridiche del mondo contemporaneo: i contrasti tra la dimensione spaziale e quella temporale dello sviluppo, tra universalità e sostenibilità, tra i Paesi del Sud e del Nord del mondo, tra i diritti delle generazioni presenti e quelli delle generazioni future, tra le esigenze della crescita produttiva e la tutela dell’ambiente e dei diritti fondamentali dell’uomo.
Spetterà poi alle giovani generazioni, impegnate in ogni dove in attività di solidarietà internazionale, dimostrare che è possibile costruire un altro mondo basato sull’autodeterminazione delle persone e dei popoli.