A settanta anni dalla sua apertura alla firma, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali continua a conservare un elevato tasso di “sintonia” con il diritto vivente. Esso è il prodotto non solo di un impegno della Corte di Strasburgo a rendere living la Convenzione ma anche di una naturale vocazione della stessa a ricomprendere, sotto la giurisdizione della Corte europea dei diritti dell’uomo, fattispecie anche non compiutamente codificate.
Di fronte ad un numero ancora significativo di sentenze che riguardano il nostro Paese, la seconda edizione dell’opera, frutto di un network di ricerca eterogeneo che ricomprende studiosi di formazione accademica ma anche operatori del diritto quali magistrati ed avvocati, circoscrive il suo intervallo di osservazione al periodo 2016-2020. Esso costituisce un lasso temporale ritenuto idoneo a consentire di definire – attraverso la disamina ragionata della giurisprudenza della Corte di Strasburgo – il grado di conformazione dell’ordinamento italiano ma anche i punti di criticità e le lacune dello stesso nonché di verificare i follow-up, in senso legislativo, giurisdizionale e amministrativo, di tale giurisprudenza.