La crisi ecologica globale suggerisce una revisione profonda del governo dell’ambiente. Si avverte sempre più l’urgenza di nuovi modelli di governance partecipata, fondati sulla cooperazione tra istituzioni e comunità locali. Anche l’ordinamento giuridico riflette questo cambiamento di paradigma: ne sono testimoni il principio di sussidiarietà (art. 118 Cost.), la recente riforma costituzionale (artt. 9, 41 Cost.) e le iniziative europee e internazionali (Agenda 2030, Green Deal, Nature Restoration Law).
In tale scenario, la gestione sostenibile dell’acqua emerge come sfida cruciale. L’agricoltura multifunzionale, integrando produzione alimentare e salvaguardia ecologica, assume qui un ruolo centrale, valorizzato da strumenti giuridici innovativi quali i contratti di fiume (art. 68-bis D.Lgs. n. 152/2006), accordi volontari tra istituzioni, comunità e agricoltori per la tutela condivisa delle risorse idriche e dei bacini fluviali.
Tali strumenti sembrano suggerire – nonostante una normativa ancora frammentata su più livelli e la separazione tra la disciplina del suolo e quella delle acque – che approcci integrati di tutela siano effettivamente possibili e, forse, rappresentino la strada più promettente per affrontare la crisi ambientale.