CORSO DI DIRITTO AGRARIO

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CORTE DI CASSAZIONE E GIURISPRUDENZIALE

CORTE DI CASSAZIONE E GIURISPRUDENZIALE

DETENZIONE E MATERNITÀ

Regular Price 25,00 € Special Price 23,75 €

TipologiaLibri

Autore: Colamussi Marilena

EditoreCACUCCI

CollanaGIUSTIZIA PENALE DELLA POST-MODERNITÀ

Pagine236

Data pubblicazione5 mar 2023

Reparto: Diritto , LIBRI

Argomento: Famiglia e Minori , Penale

SKU/ISBN:  9791259651945

Detenzione e maternità rappresentano i due focus dello studio: “detenzione” come stato sprovvisto di un attributo di genere eppure bisognoso di essere declinato al femminile, affinché la dignità della detenuta si attui tramite soluzioni personalizzate; “maternità” come ruolo che caratterizza la donna.
La maternità è fonte di responsabilità, anche per chi delinque, nei confronti della prole da allevare, educare e rappresenta, al tempo stesso, un’importante fonte di resilienza. Tale aspetto, posto in relazione con l’attitudine rieducativa della pena, giustifica la cura riservata alla dete­nuta madre, meritevole di un trattamento, in sede cautelare e di esecuzione, calibrato a misura del suo particolare status.
Il volume muove da un quadro normativo complesso, costellato da prassi instabili e da connessioni non sempre lineari tra fase cognitiva e di esecuzione – peraltro difficili da decifrare nella tela di fonti interne e sovranazionali – e si sofferma anche sui profili processuali con par­ticolare riguardo alle questioni giuridiche irrisolte, come la convivenza in carcere tra bambini e madri detenute, uniti da una naturale vulnerabilità.
Le prospettive di rinnovamento – altro tema sviluppato nell’Opera – sono ampie e coinvol­gono anche altre sfere problematiche legate alla maternità. Ciascuna donna, anche se detenuta, può coltivare l’aspettativa di diventare ed essere madre; a costei un lungo periodo di detenzione crea un grave pregiudizio, infliggendo un’ulteriore pena connaturata al suo status. Con apertura alla genitorialità, inoltre, occorre riconoscere anche l’aspirazione (attualmente negata) di pater­nità al detenuto, in uno alla paternità dei bambini costretti in carcere con le madri.
In sede di riforma, occorre lavorare su due direttrici: la personalizzazione dell’intervento; la tutela dell’interesse prioritario del bambino.
Il paradigma riparativo si presenta, al riguardo, un utile strumento sullo sfondo di un coin­volgimento attivo e propositivo per la detenuta madre, cancellando automatismi e preclusioni. Al giudice resta l’onere di una decisione del caso singolo, considerando senza indulgenze le sorti del genitore che delinque e salvaguardando l’interesse del bambino, che sicuramente non è quello di crescere tra le mura di un penitenziario.
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