Il volume analizza le questioni sul danno antitrust affrontate dalla Direttiva 2014/104/UE, attuata in Italia con il d.lgs. 3/2017, per aumentare l’effettività e la deterrenza del diritto antitrust europeo.
Viene indagata la combinazione tra il public enforcement e il private enforcement esaminando l’interrogativo sull’integrabilità del secondo con i punitive damages. Questo apre all’approfondimento del private enforcement, il quale rivela la tendenza (di legislatore e giurisprudenza) all’uso della tutela privata, incentrando la reazione all’offesa, non già sulla necessità di tutela delle vittime, bensì su quella di punizione dell’autore dell’illecito.
L’esigenza di riconoscere a “chiunque” il risarcimento del danno antitrust viene così tradotta nella responsabilizzazione verso chiunque dell’autore o degli autori dell’illecito. Un esito che rende la responsabilità civile un alienum rispetto al diritto degli Stati membri e tradisce, al contempo, la previsione del diritto antitrust europeo di articolare l’azione pubblica e l’azione privata all’insegna del canone della complementarità, e non già della commistione.
La critica all’impostazione in parola conduce alla diversa proposta dell’autore, volta a preservare la compatibilità della tutela privata antitrust con le categorie del diritto privato. Muovendo dal carattere residuale attribuito alla responsabilità aquiliana, il lavoro sperimenta, quindi, la possibilità dell’approccio in chiave contrattuale alle patologie ingenerate dall’illecito antitrust. Il che permette di porre al centro della tutela il singolo, vittima dell’offesa, rintracciando nel contratto la possibile strategia rimediale, e consente di preservare la complementarità tra il private enforcement e il public enforcement, contemplata dal diritto antitrust europeo in linea con la tradizione giuridica moderna dell’Europa continentale.