In questo libro l’Antigone di Sofocle funge da pretesto per una riflessione critica su alcune implicazioni fondamentali dell’istituzione delle leggi – della loro produzione e della loro esecuzione – all’interno dei regimi democratici, nei quali, almeno in linea di principio, esse non sono autorizzate da nessuna fonte extrasociale. L’esplicitazione della genesi sociale delle leggi fa emergere in termini radicali il problema della loro giustificazione o legittimazione, il cui fondamento è da ricondurre esclusivamente alla responsabilità dei consociati. Il conflitto tra Antigone e Creonte non contrappone la ragione al torto, ma l’unilateralità di due ragioni o di due torti, tra i quali la messinscena tragica dimostra che scegliere non solo è impossibile ma non avrebbe neanche senso. La ricerca difficile d’una mediazione giuridica efficace, che il teatro tragico segnala come esigenza pressante, senza tuttavia indicare i modi e le forme del suo soddisfacimento, si precisa nel corso del libro come l’unica legittimazione dell’ordine costituito adeguata a una società democratica.