Nel corso degli anni 2007-2009, l’intero sistema produttivo globale è stato scosso da una intensa crisi economica. Le banche di credito cooperativo sono state le banche che hanno maggiormente risentito della congiuntura negativa. Il legislatore italiano, sulla spinta di quello europeo, ha così riorganizzato l’intero settore, al fine di garantire alle b.c.c. una permanenza più solida sul mercato. La riforma risponde, infatti, ad un bisogno di rafforzamento patrimoniale che il legislatore cerca di raggiungere combinando le caratteristiche storiche di queste banche ad una nuova forma aggregativa. L’opera analizza la struttura del Gruppo bancario cooperativo, il suo peculiare assetto proprietario, i limiti all’azione della capogruppo ed i rimedi posti a tutela delle singole banche aderenti. Viene, inoltre, proposta una qualificazione del gruppo come gruppo cooperativo paritetico in forma consortile che cerca di ricondurre a sistema le disarmonie evidenziate in dottrina quali, ad esempio: la circostanza che il ruolo di capogruppo sia stato affidato ad una S.p.a. e non ad una società cooperativa; l’asserito contrasto fra lo scopo lucrativo della capogruppo e lo scopo mutualistico prevalente perseguito dalle b.c.c. aderenti al raggruppamento o ancora la “parzialità” e l’approccio “risk based” del potere di direzione e coordinamento, carattere non così frequentemente riscontrabile nei gruppi societari di diritto comune.