Alcuni sostengono che le strutture residenziali siano semplicemente da chiudere, perché è la loro stessa natura a renderle inumane. È innegabile che le RSA siano per tanti versi quelle che Goffman chiamava le ‘istituzioni totali’. Chi entra in RSA deve lasciare il suo ambiente vitale, i suoi tempi di vita, la partecipazione alle feste di famiglia, persino gli abiti che porta con sé sono scelti in funzione della nuova soluzione alloggiativa. Non servono più cappotti o cappelli, ma pantaloni del pigiama e golfini per andare nelle sale comuni. Tutto quello che era prima dell’ingresso e che contribuiva a definire l’identità delle persone è radicalmente trasformato e in larga parte va perduto per sempre. Però pensare di chiudere questi enti non è realistico e non sarebbe neppure giusto. Tante persone anziane sviluppano malattie tali da non potere essere più gestite a domicilio, ed è per loro indispensabile accedere a strutture adeguate. Ci sono molte RSA in cui esiste una grande attenzione alla qualità delle relazioni e gli anziani possono vivere con dignità e rispetto, mentre in altre prevalgono comportamenti oppressivi e umilianti. Sarebbe semplice tracciare una linea di confine tra le RSA buone e quelle cattive e pensare in questo modo di avere risolto il problema. In realtà, tra buono e cattivo c’è una enorme zona grigia, in cui non accadono fatti veramente eclatanti, ma dentro la quale è come se la qualità delle relazioni umane si deteriorasse giorno dopo giorno. Se non in rarissimi casi, non c’è una vera intenzionalità di fare vivere male le persone anziane. Il fenomeno del maltrattamento non è percepito come tale, oppure è sottovalutato. Se si perde di vista però il cuore della cura, il risultato non può che essere devastante e la discussione sul futuro delle strutture residenziali dopo la pandemia ne è la riprova più evidente.
Introduzione 1. Le molte facce del maltrattamento 1.1. ‘La signora Bruna ci tiene così tanto a essere a posto’ 1.2. La banalità degli abusi 1.3. Che cosa è il maltrattamento? 1.4. Le dimensioni del fenomeno 1.5. Il maltrattamento come fatto organizzativo Conclusioni 2. Osservare e individuare il maltrattamento 2.1. Osservare l’inosservabile 2.2. L’esperienza diretta degli anziani e dei familiari 2.3. Gli indicatori di maltrattamento 2.4. Gli indicatori di protezione e di rischio di maltrattamento 2.5. L’auto-valutazione e l’auto-osservazione Conclusioni 3. Le politiche e l’organizzazione 3.1. ‘Cosa vuole dire essere vivi?’ 3.2. Senza un governo non si fa niente 3.3. Promuovere valori 3.4. Tradurre i valori in pratica 3.5. Si può fare Conclusioni 4. La gestione delle risorse umane 4.1. La discrezionalità del lavoro di cura 4.2. ‘Meglio non dire niente che crearsi problemi’ 4.3. ‘È questo il lavoro che cercavi?’ 4.4. Sbagliando si impara 4.5. Motivare, valorizzare e sostenere Conclusioni 5. La gestione degli episodi di maltrattamento 5.1. Gestire la prima emergenza 5.2. Responsabilità e giudizio 5.3. ‘Prima di avviare un procedimento bisogna pensarci bene’ 5.4. Reati e denunce 5.5. Cosa fare dopo? Conclusioni Postfazione Riferimenti bibliografici Appendice - Linee guida per la prevenzione e la gestione del maltrattamento