Il volume cerca di ricostruire il volto attuale del delitto di abuso di ufficio, di cui all’art. 323 del codice penale, sul quale il legislatore è nuovamente intervenuto con il d.l. 16.7.2020, n. 76, convertito (sul punto) senza modificazioni dalla l. 11.9.2020, n. 120.
Si tratta, in effetti, di una disposizione che ha sofferto l’interventismo del legislatore italiano, peraltro non coronato dal conseguimento degli ambiziosi (e talvolta antitetici) obiettivi prefissati: garantire la repressione penale e, al contempo, costruire una norma determinata, in grado di conferire certezze ai pubblici agenti e di limitare l’intervento della magistratura penale.
Così, si è passati dall’abuso “innominato” dell’originario impianto del codice del 1930 alla riforma dovuta alla l. 26.4.1990, n. 86; dalla l. 16.7.1997, n. 234, alla l. 6.11.2012, n. 190 (c.d. legge Severino). Con tali premesse, non può stupire che anche il legislatore del 2020 si sia occupato del delitto in esame, con un intervento che sembrerebbe restringere la sfera di intervento della legge penale sull’azione amministrativa.
Per comprendere la situazione normativa attuale e per ipotizzare le future letture giurisprudenziali, il presente volume ha dovuto fare un percorso diacronico, nel quale la polifonia, si spera armonica, delle varie autorevoli voci che vi hanno contribuito (Cristiano Cupelli, Gian Luigi Gatta, Marco Gambardella, Andrea Merlo, Tullio Padovani, Bartolomeo Romano) è finalizzata a restituire un quadro, per quanto possibile, chiaro e coerente del “nuovo” abuso di ufficio.