Il metodo del reddito residuo, conosciuto, a livello internazionale, come residual income model (RIM), sta prendendo sempre più piede, nelle valutazioni d’azienda, per la semplicità di utilizzo e la qualità di risultato. Esplicita la creazione di valore, abbinando, per la sua natura mista, capitale investito (valore di libro del patrimonio netto) e redditività attesa (valore attuale dei flussi futuri).
Rientra tra i modelli di valutazione contabili, ma non per questo è meno idoneo a quantificare il capitale economico: trae i valori direttamente dalle risultanze di bilancio, che integra con il costo (figurativo) del capitale proprio investito. Trasforma così la redditività contabile (risultato realizzato) in redditività economica (vero profitto), evidenziando l’extrareddito, misura della creazione di valore.
L’approccio assicura una stima pressoché immediata: il patrimonio non è da riesprimersi a valori correnti, ma nella sua dimensione contabile, e il reddito non è oggetto di normalizzazione, bensì, al più, di minimali aggiustamenti. Non richiede, quindi, grande sforzo, nelle operazioni di apprezzamento del valore creabile e del valore economico, e trova largo impiego, nelle valutazioni di piccole e medie aziende e di titoli azionari sui mercati borsistici.
Un avvincente e innovativo strumento, dunque, per la valutazione dell’azienda, il quale diventa, ora, applicabile, grazie ad un volumetto stringato, ma completo, per andare, da subito, nella ricerca e nella stima del valore, al cuore del procedimento.