Immerso nella riflessione su verità e giustizia, sulla virtù come sul linguaggio, sul bene della amata Atene, sulla educazione dell'uomo e del cittadino, nonché sul trascendente, Platone dopo i disastri della guerra peloponnesiaca con la disfatta ateniese si trovò a maturare idee politiche radicali, con scarsa attenzione verso le donne, un universo per tradizione tenuto in dispregio, un mondo che comunque non toccava i suoi sensi e il suo cuore. Forse biologicamente condizionato il Filosofo nel vuoto affettivo della sua esistenza si trovò a fare i conti con il suo “pazzo padrone”, l'impulso verso il pais, l'adolescente. E' questo eros, da lui elevato a forza metafisica, che comanda il Sommo in un gioco sottile e fecondo di idee filosofiche e di rimandi tra passione e ragione. Solo in tarda età (e come mai?) egli avverte che quell'eros è innaturale, e lo condanna.