Se il «Made in Italy» fosse un brand sarebbe, dopo Coca Cola e Visa, il terzo più prestigioso e proficuo al mondo. Tuttavia, il fascino che lo caratterizza nasconde spesso la sua fragilità e vulnerabilità di fronte alla criminalità e all’illecito. Un esempio di ciò è il mercato nero dell’arte che, dopo il traffico di armi e droga, è il più redditizio al mondo: si stima che il 45% delle opere messe in circolazione sia un falso e che l’affine categoria della moda riporti la percentuale di beni contraffatti più acquistati al mondo (17%). Sebbene il nostro paese sia egemone globale in queste industrie, ne è allo stesso tempo prima vittima. Questo libro svela aspetti spesso inesplorati dell’arte e della moda, presentando analisi aggiornate e casi studio tangibili, dove appare evidente come questi settori siano condizionati da guerre e oggetto di negoziazioni diplomatiche, geopolitiche e commerciali. Propone, infine, soluzioni comparate, laterali, giuridiche e tecnologiche per riabilitare questi beni rari salvati dal «nero».