In una società sempre più permeata e dipendente dalle nuove tecnologie informatiche, le norme nazionali e internazionali che disciplinano i vari mezzi di comunicazione tradizionali risultano molto spesso – a fronte di questa nuova dimensione virtuale coincidente con il Cyberspace – profondamente inadeguate, se non addirittura obsolete, poiché congegnate pensando a uno spazio territoriale e fisico, in netta contrapposizione con la dimensione cibernetica, caratterizzata dalla “atemporalità” e “aterittorialità”.
Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche si è assistito, dunque, a una “digitalizzazione della criminalità”: il c.d. Cybercrime non è altro che la naturale evoluzione della criminalità verso nuove azioni illegali.
Se è vero che ogni nuova tecnologia apre le porte a nuove tipologie di azioni criminose, diventa evidente come l’applicazione delle moderne tecnologie informatiche e telematiche ad azioni dichiaratamente illegali sia a tutti gli effetti inevitabile.
Risulta quindi sempre più difficile il controllo dei gruppi criminali internazionali, che seguono ora percorsi diversi da quelli tradizionali, trasformandosi quotidianamente e sfuggendo così a controlli, dissimulando le proprie attività nei c.d. “paradisi fiscali”, riciclando i capitali di origine illecita, acquistando direttamente o indirettamente beni e servizi dal mercato globale, con chiare ripercussioni sulle dinamiche finanziarie locali e mondiali.
Attualmente, dunque, la costituzione di una “società globalizzata” se da un lato è apprezzabile per i positivi risvolti d’interazione socio-politico-economica che offre, dall’altro desta preoccupazioni crescenti in relazione all’innovazione criminale, che sfugge ai modelli legislativi tradizionali. Questo volume affronta sistematicamente, e in un’ottica comparatistica di tipo giuseconomico, questa fenomenologia, tentando di fornirne un quadro, se non esaustivo, quantomeno indicativo e attualizzato.