Studiare il diritto penale è cosa diversa e più complessa che imparare i contenuti di un manuale. Il manuale è uno strumento, non l’oggetto della conoscenza da acquisire. È un genere letterario la cui funzione eminentemente didattica non offusca, e caso mai accentua, esigenze di rigore concettuale, chiarezza espositiva e completezza d’informazione. Scrivere e riscrivere un manuale mette di fronte ai propri limiti di conoscenza, e anche ai limiti della cultura dell’epoca. Qualsiasi scienza (non solo la così problematica scienza giuridica) procede pedetemtpim, mette piede su terreni nuovi ed incerti, avanza per prova ed errore. Un manuale di diritto penale deve offrire un’informazione di base sull’ordinamento oggetto di studio: nel nostro caso, il diritto penale italiano vigente, nel suo contingente assetto qui ed ora. Ma non può limitarsi a que-sto. Gli ordinamenti giuridici sono risposte storicamente contingenti a problemi di disciplina. Per comprendere il senso delle risposte è necessario partire dai problemi. Il diritto penale non è una materia semplice. Il suo studio chiede attenzione, forse un impegno faticoso; presuppone il livello di cultura, non solo giuridica) che dovrebbe avere uno studente già introdotto nel mondo del diritto. Per tentare di rendere appetibile questo studio non v’è altra strada che mostrare l’importanza delle sfide poste dai problemi dei delitti e delle pene, del proibire e punire. Sono problemi che riguardano la vita e la convivenza di tutti noi.