A cavallo fra Otto e Novecento, nella cultura giuridica italiana si svolse un serrato confronto di posizioni sul reato politico. Si tratto di un dibattito rivelatore dell’esistenza di diversi punti di vista sugli equilibri che avrebbero dovuto presiedere ai rapporti fra i poteri, ma nello stesso tempo animato dalla convinzione che la dottrina dovesse svolgere un ruolo decisivo nell’orientare la giurisprudenza e le scelte del decisore politico. Queste pagine ripercorrono una parte della traccia essenziale di tale confronto al tempo stesso giuridico e politico.